Progetto Nocciola Italia, esperienze a confronto

progetto nocciolaLa tavola rotonda sul progetto nocciola italia a Eima

L’iniziativa di Ferrero Hazelnut Company è un successo: in sei mesi raggiunto il 30% dell’obiettivo di 5 anni. Alla tavola rotonda organizzata assieme a Edagricole a Eima emerge l’efficacia della strategia di puntare sulle aggregazioni territoriali: dove sono presenti, le sinergie tra produttori consentono lo sviluppo di strutture e di servizi

Quanto si produce per ettaro? Quali sono i terreni e i climi più vocati? Quanta produzione di qualità serve? L’aumento di questa produzione determinerà una maggiore volatilità nei prezzi?

Sono alcune delle domande rivolte dal pubblico di oltre 150 persone intervenute alla tavola rotonda “Progetto Nocciola Italia. Un futuro da coltivare insieme” promosso da Ferrero Hazelnut Company e Edagricole e tenuto presso la sala Sinfonia di Eima international l’8 novembre, con gli interventi di Alessandro Boccardo (Ferrero Hazelnut Company, Agribusiness Manager); Maurizio Sacco (Ferrero Hazelnut Company, Country Manager Italia); Simona Caselli (Assessore Agricoltura della Regione Emilia-Romagna); Fabio Piretta (Ferrero Hazelnut Company, project manager); Pier Paolo Bertone (Asco Piemonte); Domenico Brugnoni (PRO AGRI Umbria); Giuseppe Coletta (Basilicata in Guscio); Stefano Berni (Crédit Agricole); Pietro Pagliuca (Abaco Group).

 

Alessandro Boccardo Maurizio Sacco e Lorenzo Tosi

Il confronto tra le esperienze in corso

Dal lancio dello scorso aprile il successo dell’iniziativa e la partecipazione del mondo agricolo è stata tale da aver consentito di raggiungere, in soli sei mesi, il 30% dell’obiettivo, posto al 2025, di 20.000 ettari di nuovi impianti di nocciole di qualità in Italia. L’evento ha offerto l’occasione per fare il punto sul progetto di filiera, di analizzare la situazione della produzione di nocciola nel mondo, sostenuta da una domanda in decisa crescita, e di presentare i risultati dei primi sei mesi attraverso il confronto di esperienze già avviate in regioni tra loro molto diverse per tradizione colturale e collocazione territoriale.

tefano Berni di Crédit Agricole Domenico Brugnoni di PRO AGRI Umbria Pier Paolo Bertone di AscoPiemonte Giuseppe Coletta, Basilicata in guscio

Sviluppo economico e sociale

Il Progetto sostenuto da Ferrero Hazelnut Company, la divisione interna del Gruppo Ferrero dedicata alla nocciola, mira a sviluppare una produzione corilicola 100% italiana condiviso con gli attori della filiera, proponendo una concreta opportunità di riconversione e valorizzazione di ampie superfici del nostro territorio, realizzando così un concreto strumento di sviluppo economico e sociale territoriale.

Pietro Pagliuca, Abaco Group Simona Caselli, Regione Emilia-Romagna

Le sinergie che derivano dall’aggregazione

Ad oggi, Ferrero ha sottoscritto accordi di filiera in 5 regioni: aree storiche della produzione di nocciole, come Piemonte e Lazio, e altre non tradizionali per la corilicoltura come Lombardia Umbria e Basilicata. Il confronto tra queste esperienze ha mostrato l’efficacia della strategia di Ferrero HCo di puntare all’aggregazione territoriale.  Dove le sinergie tra i produttori sono più forti, si sviluppano infatti strutture e servizi in favore della filiera corilicola. In Piemonte ad esempio la predisposizione di efficaci reti di monitoraggio e lo studio di efficaci strategie di difesa sta consentendo di tenere teste con efficacia agli attacchi della cimice asiatica. Simona Caselli, assessore dell’Emilia-Romagna, ha insistito sulla valenza pubblica di progetti come questo, per le ricadute sulla sostenibilità e sul paesaggio, e ha ribadito la necessità di fornire risposte concrete, anche attraverso sostegni pubblici, alle aree di collina e montagna che stanno progressivamente perdendo opportunità produttive.

I principi cardine del progetto

Il Progetto Nocciola Italia di Ferrero Hazelnut Company si articola su alcuni princìpi cardine:

Un mercato sostenuto da una domanda che vola

L’Italia è il secondo produttore mondiale, con ottime prospettive di crescita grazie ad un territorio particolarmente vocato alla coltivazione di nocciole di qualità e con una quota di mercato di circa il 12% della produzione globale di nocciola segue a distanza la Turchia che rappresenta il 70% del mercato complessivo. Ad oggi in Italia vengono dedicati oltre 70.0000 ettari di terreno alla coltura della nocciola, con una produzione media di nocciola in guscio di circa 110.000 tonnellate/anno (dato medio/anno ultimi 10 anni). La domanda mondiale di nocciole è oggi sostenuta da nuove esigenze legate all’healthy food (grazie al riconoscimento delle sue preziose qualità nutrizionali) e al successo delle preparazioni dolciarie (le qualità organolettiche). L’offerta è invece condizionata dalla forte concentrazione in un unico polo produttivo (risultando così suscettibile agli effetti di possibili variabili climatiche e geopolitiche). Circostanze che stanno spingendo i player di settore a svilupparne la produzione in tre poli: Sud America, est europeo e Italia, dove il progetto di filiera di Ferrero Hco costituisce un’esperienza di valorizzazione unica nel suo genere.

Le risposte

Per tutti questi motivi l’aumento di 20mila ettari di produzione nel nostro Paese non potrà avere effetti sulla volatilità dei prezzi, per la bassa incidenza sulla produzione mondiale, per la focalizzazione sulla produzione di qualità, per il meccanismo di remunerazione della nocciola scelto da Ferrero, collegato per il 70% ai costi di produzione italiani (più 15% markup, più valorizzazione varietale e qualitativa) e solo per il 30% all’andamento dei prezzi internazionali. Lo sviluppo di questa filiera può consentire invece all’Italia di recitare un ruolo di primo piano nel mercato internazionale della nocciola di qualità.

Per le produzioni attualmente in Italia si oscilla tra 1-1,8 t/ha del Piemonte (var. Tonda gentile delle Langhe) ai 3,0-3,5 t/ha negli impianti irrigui del viterbese (var. Tonda Romana). Per lo sviluppo dei nuovi impianti si può quindi fare riferimento su un valore medio di 2,5 t/ha. I terreni migliori sono quelli di medio-impasto e per il clima occorre considerare un fabbisogno di freddo invernale. E riguardo al possibile sviluppo di produzioni biologiche, attualmente queste possibilità sono rese alquanto difficili dalla diffusione della cimice asiatica, in grado di condizionare fortemente la qualità della produzione. Ma non si tratta di una chiusura definitiva, il futuro potrebbe offrire nuove chance a queste scelte produttive.

FONTE: EDAGRICOLE (visualizza l'articolo orinale)